F. Scarpelli, Amori nel fragore della metropoli

Scarpelli scrittore

di Antonio Stanca

      Furio Scarpelli è nato a Roma nel 1919 e qui è morto nel 2010. E’ stato sceneggiatore, scenografo, pittore, disegnatore, scrittore. Molta satira ha prodotto con i suoi disegni, ha fondato giornali satirici, con altri ha collaborato. E’ stato un personaggio noto in ambito cinematografico dai tempi del dopoguerra in poi, dalla corrente detta neorealistica alla Commedia dell’Arte e ad altro cinema. Ha lavorato con i maggiori registi di quel periodo. Molti e importanti sono stati i film sceneggiati da solo o con altri. Anche il figlio Giacomo è stato suo collaboratore. Da Giacomo è stato curato il volume Amori nel fragore della metropoli, edito quest’anno da Sellerio e contenente tre racconti del padre. Pure scrittore è stato Furio anche se molta sua produzione narrativa è rimasta inedita. E’ successo perché, chiarisce Giacomo, a differenza di altri paesi in Italia gli sceneggiatori sono pure gli autori del contenuto, della trama del film, sono anche narratori, scrittori. Scrivono per il cinema ma a volte, come nel caso del padre, scrivono per sé stessi, amano essere autori di racconti, di romanzi anche se alcuni di questi non vengono pubblicati poiché poco importanti sono ritenuti. Rimangono, quindi, tra i progetti non realizzati e così è successo per i tre racconti di questa raccolta. Essi risalgono agli anni ’80 del secolo scorso, avrebbero dovuto avere una riduzione cinematografica che non ebbero e insieme ad altri sono rimasti tra le “tante carte” scritte, disegnate o dipinte da Scarpelli. Tra quelle “carte” è ora andato a rovistare il figlio col proposito di portare alla luce quanto del padre è rimasto sconosciuto. Uno dei primi frutti di tale impegno è il recente volume. I tre racconti, Ivano, Il tonno, la seppia e il maccarello, Sonato, sono tre storie d’amore, delle quali nessuna riesce a compiersi. L’opera dà voce a quell’umanità che, dopo la guerra, si trovava smarrita, persa perché povera, sconosciuta, a quella condizione di vita che aveva la strada come dimora, che si adattava a qualunque circostanza, che voleva sollevarsi dal suo stato ma non riusciva. Per ottenere tanto a volte giungeva alla violenza, al misfatto. Anche questo rientrava tra le sue cose, anche questo era un suo mezzo, un suo modo. A quell’umanità appartengono Ivano, Bastiano, Marcello, Guglielmo, Anna, i protagonisti dei racconti. Come nelle sceneggiature anche nelle narrazioni Scarpelli mostra persone che si muovono ai confini della vita, della storia, le fa vedere in maniera molto autentica. Tutto sa di esse e tutto fa vedere, pensieri, azioni, situazioni, linguaggi, senza trascurare di cogliere certi momenti, certe parole che intervengono a sollevare, illuminare quanto di torbido si è abituati ad attribuire a quei “poveri”. Abile è lo Scarpelli nel trasformare quei momenti, quelle parole, in una possibilità di salvezza anche se lontana, nel lasciar intravedere un futuro diverso, nel far posto alla speranza.